Quello dei "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis"
(Poveri Compagni d'armi di
Cristo e del
Tempio di Salomone), meglio
noti come Cavalieri Templari o semplicemente Templari,
fu uno dei primi[1]
e più noti
ordini religiosi cavallereschi
cristiani
medioevali.
|
Il sigillo dei cavalieri: i due
cavalieri sono stati interpretati come simbolo di povertà o
della dualità del monaco/soldato. |
La nascita dell'Ordine si colloca nella
Terrasanta al centro delle guerre
tra forze cristiane e
islamiche scoppiate dopo la
prima crociata indetta nel
1096. In quell'epoca le strade
della Terrasanta erano percorse da
pellegrini provenienti da tutta
Europa, che venivano spesso assaliti e depredati. Per difendere i
luoghi santi e i pellegrini nacquero diversi Ordini religiosi.
Intorno al
1118-1119
un pugno di cavalieri decise di fondare il nucleo originario
dell'Ordine Templare, dandosi il compito di assicurare l'incolumità
dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare
Gerusalemme. L'Ordine venne
ufficializzato nel
1129, assumendo una regola
monastica, con l'appoggio di
Bernardo di Chiaravalle. Il doppio
ruolo di monaci e combattenti, che contraddistinse l'Ordine Templare
negli anni della sua maturità, fu sempre fonte di perplessità in
ambito cristiano.
L'ordine Templare si dedicò nel corso del tempo anche alle
attività agricole, creando un grande sistema produttivo, e a quelle
finanziarie, gestendo i beni dei pellegrini e arrivando a costituire
il più avanzato e capillare sistema bancario dell'epoca. Cresciuto
nei secoli in potere e ricchezza, l'ordine si fece nemico il re di
Francia
Filippo il Bello e andò incontro,
attraverso un drammatico processo, alla dissoluzione definitiva tra
il
1312 e il
1314.
I templari erano identificabili per la loro sopravveste bianca, a
cui in seguito si aggiunse una distinta croce rossa ricamata sulla
spalla, che assunse infine grandi dimensioni sul torace o sulla
schiena, come si vede in molte rappresentazioni dei cavalieri
crociati. Accanto alla croce rossa in campo bianco, fra i simboli
dei templari c'era il
beauceant.
La nascita dell'Ordine è da collocarsi territorialmente e
storicamente nella
Terrasanta al centro delle guerre
tra forze cristiane e
islamiche scoppiate
 |
Fortezze Templari in terrasanta |
dopo la
prima crociata, indetta da
papa Urbano II al
concilio di Clermont nel
1096. In quell'epoca le strade della Terrasanta erano
infestate da predoni e fanatici musulmani, che assalivano e
depredavano i
pellegrini. Nel
1099 i cristiani riconquistarono la Terra Santa in mano
ai musulmani. L'opinione generale, però, era che la situazione, col
tempo, sarebbe peggiorata: la maggior parte dei
cavalieri di ritorno in Europa
sarebbe stata attaccata; le esigue milizie cristiane rimaste nei
territori conquistati si sarebbero dovute arroccare nei pochi centri
abitati.
Alla fine dello stesso 1099 si presentò il problema di come
difendere i luoghi santi e quei pellegrini che vi giungevano da
tutta Europa. Nacquero così diversi ordini religiosi che si
prefissero l'obiettivo di garantire l'incolumità dei devoti. Il
primo fu l'Ordine
dei Canonici del Santo Sepolcro, fondato nel 1099 da
Goffredo di Buglione. Subito dopo
vennero a costituirsi quello di
San Giovanni dell'Ospedale, di
Santa Maria di Gerusalemme o dei
Teutonici e quello del Tempio, che,
secondo teorie non da tutti accettate, risalirebbe agli anni
1118-1120.
Secondo la storiografia di fonte francese,
Ugo di Payns, originario
dell'omonima
cittadina francese della
Champagne, insieme al suo compagno
d'armi
Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni
altri cavalieri, decise di fondare il nucleo originario dell'Ordine
Templare, dandosi il compito di assicurare l'incolumità dei numerosi
pellegrini europei che continuavano a visitare
Gerusalemme.
 |
Baldovino II cede la sede del Tempio di
Salomone a Hugues de Payns e Gaudefroy de Saint-Homer.
Miniatura da Histoire d'Outre-Mer di
Guglielmo di Tiro,
XIII secolo |
Secondo altre versioni, il fondatore fu Hugo de Paganis (nome che
compare nel testo originale latino di
Guglielmo di Tiro, che però pare
non essere altro che la latinizzazione di Hugo de Payns) originario
di
Nocera, nell'odierna
Campania.
La mancanza di documenti dell'epoca rende impossibile l'esatta
ricostruzione dei primi anni dell'Ordine del Tempio. Dunque è solo
possibile impostare la ricerca attraverso ipotesi e supposizioni,
basate sui diversi documenti successivi.
« Durante il suo splendido regno [l'Autore sta parlando di Goffredo
di Buglione] alcuni [cavalieri o crociati] decisero di non tornare
fra le ombre del mondo, dopo aver così intensamente sofferto per la
gloria di Dio. Di fronte ai principi dell'armata di Dio essi si
votarono al Tempio del Signore, con questa regola: avrebbero
rinunciato al mondo, donato i beni personali, rendendosi liberi di
perseguire la purità e conducendo una vita comunitaria, con abiti
dimessi, usando le armi solo per difendere le terre dagli attacchi
incalzanti dei pagani, quando la necessità lo richiedeva. »
(Simone di St. Bertin, Gesta degli Abati di San Bertino, annali, c.
1140)
Con queste parole il cronista Simone di Saint Bertin, in data
anteriore alla sua morte, 1140, documenta la nascita del gruppo di
cavalieri che si votarono al Tempio del Signore. Simone è
contemporaneo agli eventi di cui tratta e, sulla base delle sue
parole, pone la data di nascita dell'Ordine nel 1099, prima della
morte di Goffredo di Buglione, che aveva rifiutato di essere re
della città santa, per assumere il titolo di Avvocato di
Gerusalemme. Simone associa questa nuova milizia al Tempio
avvalorando così la qualifica di templari, rivelando anche una forma
comunitaria di convivenza assai prossima al
monachesimo.
« Nello stesso anno (1118),
alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e
timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per
servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo
le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e
l'obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i
principali furono questi due uomini venerabili,
Ugo de Paganis e Goffredo di Santo
Aldemaro… »
(Guglielmo
di Tiro,
Historia rerum in partibus transmarinis
gestarum (La storia delle gesta in Oltremare), c. 1184)
In queste righe, scritte alla fine del
XII secolo,
Guglielmo di Tiro narra i primi
anni dei pauperes milites Christi. La sua Historia, però, compilata
successivamente alla fondazione della Nova Militia e durante il
regno di
Amalrico I di Gerusalemme (1162-1174),
come quella di
Giacomo di Vitry, vescovo di
San Giovanni d'Acri (Historia
orientalis seu Hierosolymitani scritta nel
XIII secolo) non conobbe gli anni
in cui i primi cristiani giunsero in
Outremer per la riconquista della
Terrasanta e non vide la nascita di quegli Ordini che tanti onori
meritarono sul campo.
Uno dei pochi documenti coevi all'epoca di fondazione fu il testo
della regola dei templari, conosciuto come Regola Primitiva,
approvata nel
1129 con il
Concilio di Troyes:
« ...pertanto, in letizia e fratellanza, su richiesta del maestro
Ugo, dal quale fu fondata, per grazia dello Spirito Santo,
convenimmo a Troyes da diverse province al di là delle montagne, nel
giorno di S. Ilario, nell'anno 1128 dall'incarnazione di Cristo,
essendo trascorsi nove anni dalla fondazione del suddetto Ordine, ci
riunimmo a Troyes, sotto la guida di Dio, dove avemmo la grazia di
conoscere la regola dell'Ordine equestre, capitolo per capitolo,
dalla bocca dello stesso Maestro Ugo. Pur nella nostra modesta
conoscenza, approvammo ciò che ci appariva buono e utile. »
(Regola dei Templari)
La Regola Primitiva è stata tramandata in
latino, come proposto nel
Concilio di Troyes, nel 1129, e in
antico francese, datato fra il
1139 e il
1148. Il testo, seppur diffuso
dagli stessi Templari, poco aiuta ad identificare con esattezza i
momenti della fondazione. Il terzo capoverso del prologo di questa
regola si riferisce al 1119 come anno di nascita dell'Ordine, ma
lascia aperta la possibilità che l'inizio delle attività di
protezione dei pellegrini possa essere avvenuta anche in tempi
precedenti:
Un testo del 1468, Libro nel quale si dimostra la nobiltà
dell'antica famiglia Amarelli Della Nobilissima Città di Rossano,
custodito nella Biblioteca privata della Famiglia Amarelli, a
Rossano, riporta la versione
italiana di una lettera, firmata da Ugo de Paganis e datata 1103,
nella quale si asserisce che la prima intenzione di costituire la
milizia sia stata formulata a Goffredo di Buglione, nel 1099. Benché
certificata da un sigillo notarile, e nota agli studiosi già nei
secoli passati, la Lettera Amarelli è stata contestata e sottoposta
ad un vaglio critico tuttora controverso.
Gli elementi di incertezza sono molteplici e gli studiosi non sono
concordi sull'interpretazione di questi documenti. Anche il numero
esatto dei cavalieri che vi aderirono è oggetto congetture non
sempre concordi. Mentre il testo della Regola parla di sei
cavalieri, la tradizione parla di
nove cavalieri ("Nove uomini aderirono a questo patto
santo e servirono per nove anni in abiti laici che i credenti
avevano dato loro in
elemosina."), ma tale numero
avrebbe un significato soprattutto
allegorico. La scarsa disponibilità
di documenti non esime gli studiosi dal tracciare, comunque, una
storia della sua fondazione, stando a testimonianze e scritti
successivi, e alle motivazioni che spinsero alcuni cavalieri ad
abbandonare gli agi di corte e ad abbracciare la povertà. Alcuni
studiosi, comunque, collocano ufficialmente la fondazione nel
1118/1119. Sarebbe stato in quell'anno che il re
Baldovino II di Gerusalemme avrebbe
dato, secondo Giacomo di Vitry nel suo Historia orientalis seu
Hierosolymitana, ai "poveri cavalieri di Cristo" alcuni locali del
palazzo reale, presso la
moschea di al-Aqsā, situata in
prossimità del
Tempio di Salomone, dal quale
l'ordine prese il nome. Resta comunque possibile che, pur senza una
fondazione formale, i cavalieri possano aver iniziato ad operare fin
dal 1099.
L'Ordine, in ogni caso, assunse reale importanza solo a partire dal
1126, in seguito al viaggio compiuto in Europa dal
Maestro Ugo e con l'ingresso del conte Ugo di Champagne, quando
iniziarono a pervenire donazioni e lasciti.
Ulteriore definizione del ruolo e delle prerogative dell'Ordine fu
espressa il
29 marzo
1139 dalla
bolla
Omne Datum Optimum di
Innocenzo II. La bolla fu di vitale
importanza per l'Ordine dei cavalieri templari perché sancì la
totale indipendenza del suo operato e l'essere esente dal pagare
tasse e gabelle.
Attività militare in Terrasanta
La parabola storica dei Cavalieri Templari è strettamente connessa
con lo svolgimento delle
Crociate. Se la fondazione
dell'Ordine trova le sue ragioni nelle vicende legate alla conquista
di
Gerusalemme, lo svolgersi delle
Crociate determina il suo sviluppo e vede i Cavalieri
sempre più coinvolti negli eventi bellici. La fine dei Templari, al
di là degli episodi sconcertanti che la caratterizzano, è la
naturale conseguenza del termine dell'avventura in
Terrasanta. Seppure con qualche
approssimazione, è pertanto possibile tracciare una sequenza della
loro storia militare sulla base dello svolgersi delle varie
Crociate.
Prima crociata
La
Prima Crociata, la cui fase bellica
durò dal
1096 al
1099, non vide i Templari in veste di corpo combattente,
non essendo ancora stato creato formalmente il loro Ordine. Fu solo
negli anni seguenti che essi organizzarono il loro contingente e si
impegnarono prevalentemente nella protezione armata dei pellegrini.
In tale veste i Cavalieri ricevettero i riconoscimenti e i favori
dei primi
re di Gerusalemme, fra i quali
l'assegnazione dei locali presso la
Moschea al-Aqsa, da parte di
Baldovino I, re di Gerusalemme, e
le prime donazioni in terre e di denaro. Solo verso il
1125 l'ambiente religioso europeo e i governanti di
Gerusalemme si resero conto della loro potenzialità bellica. Il
Maestro
Ugo de Paganis fu inviato sul
continente europeo, dal
1125 al
1129, per raccogliere adesioni, donazioni e denaro.
Guido di Lusignano rende le armi a
Saladino dopo la disastrosa
battaglia di Hattin.
Il primo scontro militare a cui partecipano dei Templari è riportato
dal cronista inglese Matteo Paris, si verifica nel
1133 e si risolve in una sconfitta. Un secondo scontro
coinvolge la guarnigione di
Gerusalemme chiamata a respingere
un attacco di predatori beduini e turcomanni provenienti da
Tekoa, a 7 km a sud da
Betlemme; anche questa volta
l'esito è nefasto.
Seconda crociata
La
Seconda Crociata (1147)
fu predicata da
Bernardo di Chiaravalle che, dopo
le esitazioni dei primi tempi, sembrava aver sposato la causa dei
Crociati. Fu condotta da
Luigi VII di Francia e
dall'imperatore
Corrado III. Nell'estate del
1147 i Templari guidati da
Everard des Barres, loro precettore
in Francia, si dimostrano decisivi nel riportare all'ordine
l'esercito di Luigi VII che, in seguito a numerose imboscate turche
nei pressi del monte Honaz, era finito allo sbaraglio e rischiava di
essere massacrato dalle frecce turche. Dopo aver riportato la
disciplina nei ranghi dell'esercito francese, alcuni gruppi di
soldati guidati ciascuno da un Templare riescono prima a proteggersi
dalle frecce creando colonne protette da scudi triangolari ai
fianchi, poi ad infliggere pesanti perdite ai Turchi nel corso di
diverse sortite, fino a raggiungere la salvezza nel porto di
Antalya da cui poi l'esercito si
imbarcherà per
Antiochia.
Un attacco a Damasco (1148)
in cui partecipò anche un gruppo di Templari guidati dal maestro
Robert de Craon ebbe un secondo
insuccesso e pose praticamente fine all'avventura di
Luigi VII e
Corrado III.[14]
Negli anni seguenti i Templari evolsero in un corpo combattente a
tutti gli effetti. Protessero le forze crociate in rotta dopo la
sconfitta di
Cadmos (1148)
e di
Inab (1149).Entrarono
in possesso di
Gaza (1149)
e parteciparono alla conquista di
Ascalona (1153).
Nel frattempo andava consolidandosi una fitta rete di castelli e di
guarnigioni affidata ai Cavalieri templari. Fu il periodo della loro
affermazione, attraverso vicende complesse e conflittuali. La bolla
Omne Datum Optimum, del
1139, e le successive
Milites Templi (1144)
e
Militia Dei (1145)
avevano già da tempo dato all'Ordine un'autonomia e un'indipendenza
che risultò sgradita a molti. Si creò una forte ostilità nei loro
confronti che esplose in questo periodo. La battaglia di
Damasco, nel
1149, finì in un bagno di sangue, nel quale, secondo
alcuni cronisti, venne trucidato l'intero corpo dei monaci
combattenti. Fra il
1162 e il
1174 ebbe luogo un lungo contrasto con
Amalrico I, re di Gerusalemme, che
giunse ad
impiccare dodici cavalieri
colpevoli di aver ceduto una postazione militare in seguito ad un
attacco nemico. La comparsa di
Salah ad Din, il
Saladino, capace di dare maggiore
coordinamento alle forze musulmane locali, cambiò lo scenario della
regione, portando alla disfatta nella
battaglia di Hattin (1187,
dopo la quale i Templari prigionieri furono ferocemente massacrati)
e alla caduta di Gerusalemme. In precedenza gli Ordini cavallereschi
avevano già subito una terribile sconfitta alle sorgenti di
Cresson.
Terza crociata
Una
Terza Crociata fu indetta da
papa Gregorio VIII nel
1187 e vide la partecipazione di
Federico I Barbarossa,
Filippo II Augusto, re di Francia e
Riccardo Cuor di Leone, re
d'Inghilterra, nel tentativo di riconquistare Gerusalemme e di
contrastare i successi del Saladino. Nel
1191 i Templari si stabilirono ad
Acri, riconquistata da re Riccardo,
e nel settembre dello stesso anno, insieme agli
Ospitalieri contribuirono in modo
decisivo alla battaglia di
Arsuf, dove il Saladino fu sconfitto e con lui il mito
della sua invincibilità. Nel
1192 I Templari occuparono
Cipro.
Successive crociate
Nel
1199 ebbe inizio una serie di
operazioni, intensamente volute da
papa Innocenzo III e variamente
attuate dalle signorie e dai regni europei, volte all'invio di
armati verso il
Vicino Oriente. La spedidizione che
ne conseguì, da molti considerata come
Quarta Crociata, non raggiunse mai
la
Terrasanta.
Eventi verificatisi fra il
1208 e il
1217 crearono le condizioni per
l'attuazione di una nuova Crociata, solitamente individuata come la
quinta. L'obiettivo della
spedizione fu in realtà l'Egitto e il vari corpi di spedizione
raggiunsero
Damietta nel
1218. Il tentativo di conquistare la città vide coinvolti
i Templari, ma la situazione strategica e tattica fu talmente
sfavorevole che nel
1221, nonostante le velleità di
Pelagio, l'esercito cristiano rinunciò all'impresa. I Templari, che
pure persero il Maestro nei combattimenti, tennero una condotta non
sempre limpida e si attirarono ostilità e polemiche che sarebbero
riemerse per secoli, comparendo anche nei versi della
Divina Commedia.
Nel
1225 l'imperatore
Federico II, protagonista di un
ripetuto e acceso contrasto con il
papato, decise di recarsi in Terrasanta per riconquistare
Gerusalemme. L'evento, usualmente indicato come
Sesta Crociata, fu condotto sul
campo diplomatico ed ottenne realmente la riconquista pacifica della
Città Santa. Federico si autonominò re. Con la sola eccezione della
corte imperiale, l'intera vicenda suscitò un'ostilità generale, sia
in campo islamico che in campo cristiano. Si creò un conflitto
insanabile fra l'imperatore e i Templari, che avevano perso, oltre
al ruolo ormai consolidato sui campi di battaglia, anche i diritti
sui locali del Tempio, a causa degli accordi stipulati
dall'imperatore. Nel
1244 l'impazienza di alcuni
comandanti cristiani condusse il grosso delle forze crociate in un
tragico scontro con forze islamiche inferiori, per numero e per
organizzazione, a
Herbiyya (o La Forbie). Nonostante
il vantaggio numerico dei crociati, la loro sconfitta fu totale: dei
trecento Cavalieri templari riuscirono a salvarsi solo una trentina
di uomini. I vantaggi ottenuti durante anni di diplomazia,
accortamente gestiti dagli
Ordini cavallereschi e dai Templari
in particolare, furono azzerati, riconducendo i cristiani del Medio
Oriente in uno stato di profonda e disastrosa crisi.
Una successiva serie di spedizioni in Terrasanta, sotto la guida di
Luigi IX di Francia, ebbe inizio
nel
1249. Gli storici usano distinguere
due episodi diversi, indicandoli come
Settima e
Ottava Crociata. Le navi crociate
si diressero verso l'Egitto
e Damietta, ancora in mani islamiche, fu rapidamente riconquistata.
Sull'onda di questa vittoria i franchi non seguirono i consigli dei
Templari, ma si gettarono sulla città di
Mansura, senza le necessarie
precauzioni (1250). Il disastro fu totale. Dei duecentonovanta
cavalieri templari che avevano partecipato al combattimento pur
avendo ripetutamente cercato di dissuadere i comandanti franchi, se
ne salvarono solo cinque. Ma la tragedia continuò: in fase di
ritirata i soldati cristiani furono attaccati e decimati. I
prigionieri furono così numerosi (e fra questi il re Luigi) da
creare un grave problema logistico ai vincitori. Nel
1266 avvenne la caduta di
Safed, per opera di un cavaliere
traditore.
Luigi IX promosse una seconda spedizione, indicata come Ottava
Crociata. La spedizione partì da
Aigues Mortes nel luglio del
1270. Il re sbarcò a
Tunisi assieme al fratello
Carlo I d'Angiò, ma l'assedio si
prolungò molto: la peste e la dissenteria decimarono l'esercito e
uccisero lo stesso re nell'agosto dello stesso anno.
Nel
1270
Edoardo I d'Inghilterra e Carlo
d'Angiò,
re di Sicilia, giunsero in
Terrasanta con l'intento, rivelatosi tardivo, di soccorrere Luigi
IX. Proseguirono nelle operazioni militari, cercando di sfruttare i
dissidi variamente articolati fra
Ugo III, formalmente re di
Gerusalemme, i Templari e i
veneziani. Fu riconquistata Acri,
ma la situazione era confusa e i cristiani erano ormai in condizioni
precarie su tutto il territorio. Nel
1291 alcuni cristiani attaccarono una carovana siriana
provocando la morte di 19 mercanti musulmani. Il sultano mamelucco
Khalīl (al-Malik al-Ashraf), che
aveva invano richiesto un risarcimento, decise di porre sotto
assedio Acri, ultimo avamposto crociato in Terrasanta. La città
cadde dopo 43 giorni di resistenza. Dopo il massacro di almeno
60.000 cristiani, i Templari, in considerazione dello stato di
debolezza territoriale conseguente, decisero di evacuare
Tortosa e
Athlit. Nel
1302 la perdita di
Ruad e il massacro della guarnigione templare pose
definitivamente fine alle
Crociate e all'avventura dei
cristiani in Terrasanta. Sporadici tentativi e velleitari
pronunciamenti dei decenni successivi non avrebbero incitato nessuno
ad imbracciare nuovamente le armi in nome della fede. La ragione
stessa dell'esistenza dei Poveri Cavalieri aveva cessato di
esistere.
Pochi anni dopo, nel
1307, con l'arresto dei Templari in
Francia, sarebbe iniziato il processo di dissoluzione dell'Ordine,
concluso nel
1314 con l'esecuzione di
Jacques de Molay e di
Geoffrey de Charnay. L'archivio
templare di
Cipro sarebbe stato distrutto nel
1571, dagli
Ottomani, cancellando la memoria
diretta dei molti eventi che avevano coinvolto i Cavalieri.
Oltre che in
Palestina, l'Ordine combatté
successivamente anche nella
Reconquista di
Spagna e
Portogallo, guadagnandosi estesi
possedimenti e numerosi castelli lungo le frontiere tra le terre
cattoliche e quelle musulmane. Arrivarono ad ereditare, insieme con
gli altri
Ordini militari, il
Regno d'Aragona che però
rifiutarono dopo lunghe trattative.
Caduta e soppressione
L'Ordine dopo la definitiva perdita di
Acri e degli Stati Latini in Terra
Santa nel
1291 si avviava al tramonto: la
ragione fondamentale per la quale era nato, due secoli prima, era
ormai venuta meno. Il suo scioglimento, tuttavia, non fu mosso per
via ordinaria dalla Santa Chiesa, ma attraverso una serie di accuse
infamanti esposte dal
re di Francia
Filippo IV il Bello, desideroso di
azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare,
riducendo nel contempo il potere della Chiesa.
Il
14 settembre
1307 il re inviò messaggi sigillati a tutti i
balivi,
siniscalchi e soldati del Regno
ordinando l'arresto dei templari e la
confisca dei loro beni, che vennero
eseguite il venerdì
13 ottobre
1307. La mossa riuscì in quanto fu astutamente avviata in
contemporanea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri,
convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero tutti
arrestati.
Le accuse che investirono il Tempio erano infamanti:
sodomia,
eresia,
idolatria. Vennero in particolare
accusati di adorare una misteriosa divinità pagana, il
Bafometto (o Banfometto, forse la
storpiatura in lingua occitana di
Maometto). Nelle carceri del re gli
arrestati furono
torturati finché non iniziarono ad
ammettere l'eresia. Il
22 novembre 1307 il
papa Clemente V, di fronte alle
confessioni, con la bolla Pastoralis præminentiæ ordinò a sua volta
l'arresto dei templari in tutta la cristianità.
Il
12 agosto
1308 con la bolla Faciens misericordam furono definite le
accuse portate contro il Tempio. Il re fece avviare dal 1308 sino al
1312, grazie anche alla debolezza di papa Clemente V,
diversi processi tesi a dimostrare le colpe dei cavalieri
rosso-crociati di Parigi, Brindisi,
Penne,
Chieti e Cipro. Nel generale clima di condanna ci fu
l'eccezione rappresentata da
Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo
di
Ravenna e responsabile del processo
per l'Italia settentrionale: egli assolse i cavalieri e condannò
l'uso della tortura per estorcere confessioni (concilio provinciale
di Ravenna,
1311).
L'Ordine fu ufficialmente soppresso con la bolla Vox in excelso del
3 aprile
1312 ed i suoi beni trasferiti ai
Cavalieri Ospitalieri il
2 maggio seguente (bolla Ad
providam).
Jacques de Molay, l'ultimo gran
maestro dell'Ordine, il quale in un primo momento aveva confermato
le accuse, le ritrattò spinto da un'ultima fiammata di orgoglio e
dignità, venendo arso sul rogo assieme a Geoffrey de Charnay il
18 marzo
1314 davanti alla cattedrale di
Parigi, sull'isola della
Senna detta dei giudei.
Filippo il Bello distrusse il
sistema bancario dei templari, e, benché una bolla papale avesse
trasferito tutti gli averi dei Templari agli
Ospitalieri, riuscì ad addurre a sé
parte del tesoro. Questi eventi e le originali operazioni bancarie
dei templari sui beni depositati, che furono improvvisamente
mobilitati, costituirono due dei molti passaggi verso un sistema di
stampo militare per riprendere il controllo delle finanze europee,
rimuovendo questo potere dalle mani della Chiesa. Visto il destino
dei templari, gli Ospitalieri di San Giovanni furono ugualmente
convinti a cessare le proprie operazioni bancarie.
Molti sovrani e nobili inizialmente sostennero i cavalieri e
dissolsero l'Ordine nei loro reami solo quando fu loro comandato da
papa Clemente V.
Roberto I, re degli
Scoti, era già stato
scomunicato per altri motivi e
quindi non era disposto a prestare attenzione ai comandi papali; di
conseguenza, molti membri dell'Ordine fuggirono in
Scozia; in
Portogallo i Cavalieri e il
patrimonio del loro ordine confluirono in un nuovo ordine, fondato
col permesso del Papa per combattere contro i
mori nell'Algarve,
l'"Ordine
del Cristo". Il principe
Enrico il Navigatore (1394
-
1460) guidò per vent'anni, fino alla propria morte, tale
ordine, utilizzandone il denaro per organizzare la prima scuola per
navigatori, preparando la via alla supremazia marittima portoghese
che porterà alle grandi esplorazioni cinquecentesche. In
Spagna, dove il re a sua volta si opponeva
all'incorporazione del patrimonio templare da parte dell'Ordine
degli Ospitalieri, l'Ordine
di Montesa subentrò a quello dei templari.
Persecuzione e perdono
|
Filippo IV assiste al rogo dei Templari,
manoscritto del XV secolo. |
I templari furono accusati di "connivenza col nemico", in quanto
spesso strinsero rapporti di buon vicinato, se non di amicizia, con
signori
musulmani. Con alcuni di loro, come
Usama ibn Munqidh, arrivarono a
veri e propri favori, come quello di concedergli di pregare nella
Cupola della Roccia, benché già
trasformata in
chiesa cristiana.
È tuttora aperto il dibattito sulla fondatezza delle accuse di
eresia formulate agli appartenenti dell'Ordine. I
templari furono accusati di rinnegare
Cristo, di sputare sulla
Croce, di praticare la
sodomia e di adorare un
idolo barbuto, il
Baphomet o Bafometto. Il maestro
Jacques de Molay, che aveva ceduto
inizialmente di fronte alla marea di accuse, si riebbe e rigettò le
sue parziali ammissioni. Ma era tardi, il rogo accolse il maestro e
i suoi dignitari e l'Ordine fu sciolto.
Studi recenti accreditano sempre più la teoria secondo la quale la
vera causa della fine dei templari fu dettata dalla volontà di
impossessarsi del loro patrimonio, tesi peraltro già sostenuta da
Dante Alighieri nel canto XX del
Purgatorio, e si concretizzò
attraverso una
cospirazione indotta dal
re di Francia
Filippo IV il Bello. Infatti,
mentre il re si trovava quasi in
bancarotta e il popolo francese era
esasperato per la grave crisi economica, accentuata dalla
svalutazione della moneta ad opera
del re medesimo, l'Ordine risultava proprietario di terre, castelli,
fortezze ed abbazie: un tesoro immenso. Fu probabilmente il sovrano
che, dopo aver tentato inutilmente di entrare a farne parte,
incaricò i propri consiglieri (capeggiati dall'astuto
Guglielmo di Nogaret) di formulare
delle precise accuse contro l'Ordine e di richiedere l'intervento
del papato, da poco trasferitosi in Francia. Quando la Chiesa si
rese conto dell'errore nella condanna e di essere stata manipolata,
fu troppo tardi.
La studiosa italiana
Barbara Frale ha rinvenuto agli
inizi degli
anni duemila negli
Archivi vaticani un documento, noto
come pergamena di Chinon, che dimostra come
papa Clemente V intendesse
perdonare i templari nel
1314 assolvendo il loro maestro e
gli altri capi dell'ordine dall'accusa di eresia, e limitarsi a
sospendere l'ordine piuttosto che sopprimerlo. Il documento
appartiene alla prima fase del processo, nella quale il pontefice
ancora sperava di poter salvare l'ordine, seppure a costo di
assoggettarlo ad una profonda riforma. L'inchiesta di Chinon, in
ogni caso, ribadisce le pratiche indecenti e gli sputi sulla croce
effettuate come rito d'iniziazione
all'ingresso di un novizio nell'Ordine, pratiche di ancora dubbia
origine e motivazione.
Organizzazione e diffusione dei Templari
Il sistema templare
Nel corso della sua esistenza l'Ordine Templare svolse
sostanzialmente tre azioni, oltre a quella religiosa: l'attività
militare, la
coltivazione delle terre, la
gestione di sistemi economici e
finanziari. Queste azioni furono
consentite dalla formazione di un'imponente struttura territoriale,
organizzativa ed
economica, che interessò non solo il
Vicino Oriente, ma anche una grande
parte delle regioni europee. Il mantenimento di un ingente gruppo di
armati in Terrasanta richiedeva infatti un adeguato sforzo
produttivo anche sul continente europeo, non solo per rifornire di
vettovagliamenti le milizie, ma soprattutto per sostenere i costi
legati alle armi, ai cavalli, alla flotta navale, alle attrezzature
di servizio e alla costruzione di edifici e
fortificazioni. I Templari usarono
in realtà una cospicua parte delle loro ricchezze per costruire
numerose fortificazioni in tutta la Terrasanta. In questa
prospettiva la crescita dell'Ordine, che inizialmente si era retto
sulle donazioni dei primi cavalieri, fu ben presto accentuata dal
favore del
papa Innocenzo II, che aveva
concesso all'Ordine la totale indipendenza dal potere temporale,
compreso l'esonero dal pagamento di
tasse e
gabelle, oltre al privilegio di
rendere conto solo al
pontefice in persona e alla
possibilità di esigere le
decime.
La presenza dei Templari sul territorio di entrambi i continenti,
asiatico ed europeo, era assicurata dalle diverse sedi templari: le
Precettorie, le Mansioni e le
Case fortezza o “Capitanerie”
(queste ultime due meno importanti delle Precettorie), largamente
autonome dal punto di vista gestionale Precettorie e Mansioni
distribuite in Oriente e in Occidente, Capitanerie soprattutto in
Terrasanta. Nelle grandi capitali (Parigi,
Londra,
Roma e altre) vi erano le Case,
ognuna delle quali aveva il controllo di una delle sette grandi
province dall'Inghilterra
alle coste
dalmate in cui i templari avevano
diviso la loro organizzazione monastica. Al massimo del loro fulgore
arrivarono presumibilmente ad avere migliaia di sedi, distribuite
capillarmente in tutta Europa e
Medio Oriente, il che indica la
loro notevole influenza economica e politica nel periodo delle
Crociate.
Dal punto di vista organizzativo, si potevano distinguere
sommariamente quattro tipologie di confratelli:
i
cavalieri, equipaggiati come
cavalleria pesante;
i sergenti, equipaggiati come
cavalleria leggera, provenienti da
classi sociali più umili dei
cavalieri;
i fratelli di mestiere e i fattori, che amministravano e operavano
nelle proprietà dell'Ordine;
i
cappellani, che erano ordinati
sacerdoti e curavano le esigenze
spirituali dell'Ordine.
Vari gradi di responsabilità di comando e amministrazione erano
attribuiti al Maestro (Gran Maestro secondo una dizione diffusa ma
inesatta), ai Commendatari, ai Siniscalchi, ai Marescialli, ai
Gonfalonieri e ad altri ruoli. Alcuni confratelli si occupavano
esclusivamente di
attività bancarie, in quanto
l'Ordine trattava frequentemente il denaro e le merci preziose
connessi con lo svolgimento delle Crociate. La parte più
significativa dei Cavalieri templari si dedicava tuttavia alle
azioni militari ed erano probabilmente le unità da combattimento
meglio addestrate e disciplinate del proprio tempo, precursori dei
moderni
corpi speciali o unità d'élite,
identificabili, almeno per quanto riguarda i Templari delle origini,
in una forma embrionale dei corpi di
protezione civile e di difesa
civile. A sostegno del corpo militare dell'Ordine venivano aggregate
truppe ausiliarie, anche
mercenarie, come i
Turcopoli. Ciascun cavaliere
disponeva sempre di due o tre sergenti che lo accompagnavano in
battaglia e un gruppo di sei o sette scudieri per assisterlo sia in
tempo di pace che di guerra, nonché di più cavalli.
A differenza della totalità degli altri ordini monacali, non sembra
che i Templari abbiano dedicato una parte significativa del loro
tempo all'elaborazione di testi o documenti, religiosi o d'altro
genere: a parte le copie della Regola che ci sono pervenute, non
lasciarono tracce consistenti del loro pensiero; in ogni caso, la
damnatio memoriae a cui furono
soggetti avrebbe nel tempo cancellato le loro produzioni. Il
maggiore influsso dei Templari non fu comunque di tipo militare,
quanto piuttosto di tipo culturale ed economico sotto il profilo
della diffusione di strumenti economico-finanziari, con la
distribuzione del
reddito attraverso la creazione di
posti di lavoro: con le
abbazie ed i loro terreni agricoli,
con la costruzione delle
cattedrali, l'ordine portò sviluppo
e lavoro in molte parti dell'Europa medioevale, attraverso un'estesa
rete di succursali. Molti governi europei (ed italiani in
particolare) ricorsero ai loro servizi per ottenere finanziamenti,
per gestire le contabilità e le finanze pubbliche.
La Regola
Una raffigurazione tipica dei
cavalieri templari in un manoscritto del 1215
|
Una raffigurazione tipica dei cavalieri
templari in un manoscritto del 1215 |
Le prime testimonianze sulla nascita dei Templari non consentono
di definire con certezza se essi si fossero aggregati sulla base di
una regola precisa. Solo durante il
Concilio di Troyes del
1129 essi assunsero una regola di forma
monastica, avallata anche
dall'appoggio di
Bernardo di Chiaravalle,
sostanzialmente basata su alcuni elementi della
Regola di San Benedetto.
Della Regola Templare originale possediamo alcuni esemplari, redatti
in
latino, in quel periodo storico
lingua ufficiale usata nei testi formali, religiosi e laici.
Versioni successive privilegiano invece la
lingua francese.[47]
I testi che ci sono pervenuti conservano le tracce di un
rimaneggiamento: agli originali cinquanta capitoli, formalmente
conclusi dall'esortazione di osservanza rivolta ai destinatari,
risultano aggiunti altri ventidue capitoli, una sorta di appendice,
dotata di un secondo prologo.
I tre classici voti degli ordini monastici -
povertà,
obbedienza e
castità – non risultano
esplicitamente espressi. La formulazione della castità appare solo
nei capitoli dell'appendice e sembra soprattutto volta a scoraggiare
la convivenza fra fratres e sorores (cap. 56), implicitamente
ammessa però come usanza pregressa, da evitare per il futuro.
Risulta esplicito il consenso all'ingresso degli uomini sposati
(cap. 55) e alla possibilità di una adesione temporanea all'Ordine,
sostanzialmente inconciliabile con una castità permanente. Si
scoraggia poi, sempre in appendice, la frequentazione e l'intimità
con donne, madri comprese (cap. 72). In merito alla povertà, si
esortano i cavalieri a donare tutti i loro beni (solo metà se
sposati) a sostegno dell'Ordine, consentendo però il possesso di
terre e l'asservimento di uomini e agricoltori (cap. 51).
In altri testi posteriori si ammette anzi che sia giustificata la
pratica del
bottino di guerra. In relazione
all'obbedienza, appare chiaro l'intento di conservare una disciplina
collettiva, con limiti soprattutto indirizzati all'ostentazione
degli abiti e degli accessori, al decoro personale, alle regole
quotidiane, alla
preghiera, all'alimentazione e alla
solidarietà collettiva. Preciso è
il divieto alla pratica di atti di
violenza superflua (caccia
e uso di
archi e
balestre - cap. 46 e 47). Le
successive versioni della regola pervenute, redatte in francese,
risultano molto più dettagliate e ricche di prescrizioni inerenti
soprattutto la vita militare, risultando più adatte ad un Ordine
ormai altamente strutturato.
Crescita dell'Ordine e ramificazione in Europa
Per oltre due secoli, i Cavalieri templari, grazie anche ai concili
loro favorevoli (Concilio
Pisano,
1135 e
Lateranense II,
1139), acquisirono - attraverso lasciti, donazioni e
altre forme di liberalità laiche ed ecclesiastiche - terre,
castelli, casali in quantità tali da farli diventare l'Ordine più
potente, dunque invidiato e temuto, dell'epoca. La
bolla
Omne Datum Optimum di
Innocenzo II del
29 marzo
1139 fu di vitale importanza per l'Ordine dei cavalieri
templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato e
l'essere esente dal pagare tasse e gabelle. Essi avviarono con
meticolosità e professionalità la loro organizzazione nell'intero
Occidente, trasformandolo in un gran magazzino per
l'approvvigionamento dell'Oltremare, costituendo in tutti gli stati
d'Europa propri insediamenti agricoli, economici e politici.
Cavalieri templari che giocano a
scacchi in un manoscritto del 1283
Grandi insediamenti ed edilizia templare
Un alone di leggenda ha sempre circondato le attività templari nel
campo dell'edificazione di grandi strutture militari e religiose. Il
mito delle segrete tecnologie, trovate nelle fondamenta del Tempio
ed utilizzate dai Templari per realizzare opere edilizie
eccezionali, non poggia su nessun dato reale, ma certamente trova
una certa comprensibile suggestione nelle imponenti opere realizzate
in Terrasanta per presidiare il territorio, dai monti dell'Amano,
fino alle regioni a sud di Gerusalemme.
Strutture militari
Destroit, primo insediamento
fortificato templare.
In campo militare, come gli altri Ordini cavallereschi, i Templari
realizzarono castelli,
ribat[51],
cittadelle fortificate, posti di guardia in
|
Destroit, primo insediamento fortificato
templare. |
genere, con caratteristiche di grande solidità e di
notevole funzionalità bellica. Da questi presidi erano pronti a
partire piccoli drappelli o grandi corpi militari, per le azioni di
soccorso o di protezione dei pellegrini e degli eserciti cristiani.
Gli insediamenti più significativi furono, secondo i dati
disponibili, oltre quaranta, distribuiti strategicamente sui confini
della Terrasanta, in prossimità delle vie di comunicazione più
frequentate o delle aree militarmente più critiche. Parte di essi
era localizzato nella zona settentrionale, nella regione di
Antiochia, partendo dal mare e giungendo ad est oltre il gruppo di
rilievi del monte Amano. Fra essi rivestiva particolare importanza
Bagras, in prossimità del
passo di Belen. Più a sud, non
lontano da Tripoli, si trovavano
Tortosa,
Al-Arimah e Chastel Blanc (Safita).
In Galilea furono affidati ai Templari i castelli di
Safed, e di Chastellet, presso il
Guado di Giacobbe. In prossimità
del mare si localizzavano
Atlit e
Destroit, quest'ultimo ritenuto
storicamente il primo presidio dei Templari. Oltre il Giordano si
localizzava
Ahamant. Lungo la costa i Cavalieri
Templari disponevano anche di strutture fortificate ad Acri, a
Cesarea, ad Ascalona, a Tripoli.
Sotto il profilo strategico, i più importanti erano ritenuti
Bagras,
Tortosa e
Safed, ma l'intera rete consentiva un controllo capillare
del territorio. Il piccolo isolotto di
Ruad, arido e privo di sorgenti d'acqua, ma potentemente
fortificato, fu l'ultimo ad essere abbandonato dai Templari, nel
1303, sotto l'impeto degli invasori
Mamelucchi.
Edifici religiosi
Bolle e
documenti religiosi riguardanti l'Ordine Templare
1129 - Atti del
Concilio di Troyes
Approvazione della Regola da parte dei Padri Conciliari
1130 circa –
De laude novae militiae
San Bernardo loda la nuova
cavalleria e consacra i Templari
1135 -
Concilio di Pisa
Ratifica della Regola e concessioni ai Templari
1139 (29 marzo) -
Omne Datum Optimum
Innocenzo II approva la
regola ed accorda la protezione papale.
1144 (9 giugno) -
Milites Templi
Celestino II fornisce protezione ecclesiastica e sollecita
elargizioni.
1145 (7 aprile) - Militia Dei
Eugenio III concede di
raccogliere decime e sepoltura autonoma.
Il pontefice concede anche l'uso della croce patente.
1307 (22 novembre) - Pastoralis Praeminentiae
Clemente V ordina l'arresto dei Cavalieri e la confisca dei
beni.
1308 (12 agosto) - Faciens Misericordiam
Clemente V dispone la
procedura per perseguire i Templari.
1308 (12 agosto) - Regnans in Coelis
Clemente V convoca il
Concilio di Vienne per
discutere dei Templari.
1312 - Concilio di Vienne
20 marzo: si decide la soppressione dell'Ordine.
1312 (22 marzo) - Vox in Excelso
Clemente V scioglie l'ordine dei Cavalieri Templari.
1312 (2 maggio) - Ad Providam Christi Vicarii
Clemente V concede le proprietà dei Templari agli
Ospitalieri.
1312 (6 maggio) - Considerantes Dudum
Clemente V - Definisce le sorti dei confessi e dei relapsi. |
Destroit, primo insediamento fortificato
templare. |
Se l'architettura militare si localizza prevalentemente in
Terrasanta, l'edilizia religiosa trova importanti realizzazioni
anche nelle regioni europee. Esiste una molteplice varietà di
chiostri, chiese e cappelle che in
genere risentono delle forme architettoniche proprie dei tempi e dei
luoghi di edificazione. Fra queste possono essere citate le modeste
cappelle di
Frosini, nel senese, di Magrigne,
presso
St. Laurent d'Arce, di Santa Croce
ad
Ascoli Piceno, di
San Bevignate a
Perugia. Di maggiore dimensione e
di più ricca fattura, si possono citare Santa Maria La Major, di
Villamuriel di Cerrato, Santa Maria
La Blanca, di
Villalcazar de Sirga, di
San Pietro alla Magione a
Siena, di
San Jacopo in Campo Corbolini a
Firenze. Più articolato è il
complesso di
Ognissanti a
Trani, considerato un insediamento non solo religioso ma
anche militare, preesistente alla creazione dell'Ordine utilizzato
fin dai tempi della Prima Crociata, per l'imbarco delle truppe
crociate, e poi passato alla gestione templare. Occorre tuttavia
precisare che tale complesso è ritenuto templare solo dalla
tradizione, non vi è alcun documento nel quale si menzionino legami
tra l'abbazia di Ognissanti e i cavalieri del Tempio.
Un secondo gruppo di chiese e cappelle, di grande rilevanza
architettonica, appare più chiaramente ispirato alla forma
ottagonale della Cupola della
Roccia, che i Templari osservarono a lungo sulla spianata del
Tempio, a Gerusalemme, in prossimità della loro residenza nella
Moschea Al-Aqsà. Il nome Templari
con cui i Cavalieri sono popolari allude infatti al loro storico
quartier generale non lontano dalla
Cupola della Roccia (Qubbat
al-Sakhrā'), santuario
islamico in cima al
Monte Moriah a Gerusalemme. L'area
circostante è sacra ad ebrei e cristiani come
Monte del Tempio così come ai
musulmani, che usano il nome di
Monte Majid (o al-Ḥaram al-Šarīf).
Si credeva erroneamente che la Cupola della Roccia e la vicina
moschea di Al-Aqsà costituissero i resti del biblico
Tempio di Gerusalemme. Il Templum
Domini con la sua
pianta centrale, di forma
ottagonale divenne il modello per molte chiese edificate
successivamente dai Cavalieri. Fra queste realizzazioni si
annoverano: Santa Maria di
Eunate, in
Spagna, la Cappella templare di
Laon, la Cappella Templare di
Metz, la
Round Church del Tempio di
Londra, San Michele di
Fulda (Germania), la Cappella di
Athlit,
Vera Cruz di
Segovia.
Organizzazione agricola
In funzione delle attività militari i Templari crearono un grande
sistema agricolo e produttivo. Le aziende agrarie del Tempio si
chiamavano casali, grange, masserie. I casali della
Puglia talora ricordavano le fattorie fortificate d'Outremer.
I templari davano da lavorare le loro terre a concessionari (conductores);
ma, dove il personale delle commende rurali era più numeroso, essi
coltivavano direttamente il suolo. In tal caso, secondo il modello
cistercense, si ricorreva al lavoro dei campi ai membri più umili
dell'Ordine, quando non addirittura alla manodopera servile,
rappresentata dai contadini
Saraceni del
regno di Sicilia o di
Siria. L'allevamento del bestiame
da carne, da latte, da lana e da lavoro costituiva una voce primaria
nel bilancio del Tempio: le fertili campagne della Puglia offrivano
ricchi pascoli alle mandrie di buoi e bufali di proprietà dei
templari, mentre in
Toscana le loro greggi di pecore
praticavano la
transumanza; allevamenti di suini
nei boschi del Tempio erano infine segnalati in
Piemonte, come in Sicilia. Le
colture più diffuse erano quelle dei cereali, della vite, dei
legumi. Generalmente in Italia la produzione agricola dell'Ordine
serviva al consumo interno, le eccedenze erano destinate alla
vendita e parte del ricavato veniva versato al tesoro centrale sotto
forma di responsiones; ma è soprattutto dai
porti della Puglia che nella
seconda metà del Duecento salpavano
navi cariche di cereali e legumi, per andare a rifornire
le case dei templari in
Siria, rese sempre più dipendenti
dalle occidentali sotto l'aspetto alimentare a causa della
progressiva perdita di territori e aree coltivabili a vantaggio dei
Saraceni. Dopo la catastrofe del
1291 divenne
Cipro la destinazione delle
vettovaglie pugliesi.
Attività bancarie
I templari entrarono nelle attività bancarie quasi per caso. Quando
dei nuovi membri si univano all'ordine, generalmente donavano ad
esso ingenti somme di denaro o proprietà, poiché tutti dovevano
prendere il voto di povertà. Grazie anche ai vari privilegi papali,
la potenza finanziaria dei Cavalieri fu assicurata dall'inizio.
Poiché i templari mantenevano denaro contante in tutte le loro case
e templi, fu nel
1135 che l'ordine cominciò a
prestare soldi ai pellegrini spagnoli che desideravano viaggiare
fino alla Terra Santa.
Il coinvolgimento dei Cavalieri nelle
attività bancarie crebbe nel tempo verso una nuova base
per il finanziamento, dato che fornivano anche servizi di
intermediazione bancaria.
Sotto l'aspetto economico-finanziario, i templari rivestirono un
ruolo così importante da arrivare a "prestare" agli stati
occidentali ingenti somme di denaro e gestire perfino "le casse" di
stati come la Francia.
Un'indicazione dei loro potenti legami politici è che il
coinvolgimento dei templari nell'usura
non portò a particolari controversie all'interno dell'ordine e nella
Chiesa in generale. Il problema dell'interesse
fu generalmente eluso grazie ai complicati tassi di cambio delle
valute e grazie ad un accordo con cui i templari detenevano i
diritti della produzione sulle proprietà ipotecate.
Le connessioni politiche dei templari e la consapevolezza della
natura eminentemente cittadina e commerciale delle comunità
d'oltremare portarono l'Ordine a raggiungere una posizione
significativa di potenza, sia in Europa che in
Terrasanta. Il loro successo
attrasse la preoccupazione di molti altri Ordini, come pure della
nobiltà e delle nascenti grandi monarchie europee, le quali a quel
tempo cercavano di monopolizzare il controllo del denaro e delle
banche, dopo un lungo periodo nel quale la
società civile, specialmente la
Chiesa ed i suoi ordini, aveva dominato le attività finanziarie. Le
tenute dei templari erano estese sia in Europa che nel
Medio Oriente e tra queste vi fu,
per un certo periodo, l'intera isola di
Cipro.
Sistema navale
La necessità di trasporto delle vettovaglie, degli uomini, dei
cavalli e delle armi generò la necessità di istituire un vasto ed
articolato sistema di navigazione, sia per i Templari che per gli
altri Ordini cavallereschi. Si ricorse sostanzialmente alle due
principali categorie di navi in uso nel medioevo:
Le navi lunghe (galee)
destinate agli scopi bellici, dalle forme allungate, spinte
soprattutto dai remi, con l'eventuale ausilio di una vela, in genere
la vela latina, triangolare, reintrodotta dagli arabi, che
permetteva di navigare parzialmente contro vento. Gli equipaggi
giungevano fino a 250 uomini, in genere prigionieri di guerra resi
schiavi e incatenati
permanentemente ai remi.
Le navi tonde erano destinate fondamentalmente al trasporto di
materiali e, occasionalmente, di truppe e animali. Corte, tozze e
panciute, era mosse a vela e aveva un equipaggio più ridotto, Nel
caso specifico del trasporto dei cavalli le navi erano attrezzate
con un grande portellone laterale, che permetteva di movimentare gli
animali. Durante il viaggio le fessure del portellone venivano
accuratamente
calafatate.
Le navi degli Ordini cavallereschi si prestarono occasionalmente
anche ad attività
corsare e di
pirateria.
La diffusione in Italia
La vastissima diffusione delle sedi dell'Ordine, in Europa ed anche
in Italia, fu legata anzitutto alla necessità di mantenere attiva in
Terrasanta la forza combattente, in
termini economici e finanziari. La maggioranza degli insediamenti
era rivolta alle colture agricole, ma non mancavano le sedi dedicate
alla gestione amministrativa delle proprietà, al reclutamento, o al
controllo di attività complementari, come l'allevamento di cavalli
da trasporto e da combattimento, o le attività metallurgiche
connesse con la produzione di armi. La presenza delle sedi templari
in Italia ammontava ad almeno 200 località, dal nord al sud. Nel
nord si annoveravano, fra gli altri, Milano, Piacenza, Ferrara,
Torino, Trieste, Venezia. Fra gli edifici dell'Ordine tuttora meglio
conservati si segnala la commenda di
Castel Negrino, ad
Aicurzio. Vasta la diffusione in
Toscana, dove rivestiva un particolare ruolo la sede di
Frosini, nel senese, in prossimità
delle
Colline Metallifere, dove si
estraevano metalli di particolare interesse e valore commerciale,
ferro, rame e allume. In Italia centrale si trovavano gli
insediamenti di Perugia, di Roma, di Civitavecchia. Se la presenza
nel nord rivestiva un aspetto eminentemente agricolo, le sedi più
meridionali erano spesso connesse con i trasferimenti verso la
Terrasanta. L'Ordine approdò precocemente anche nel
Regno di Sicilia e vi si diffuse in
epoca
normanna, successivamente al
1139, anno in cui fu raggiunta la pace tra
Ruggero II d'Altavilla (fedele alla
causa di
Anacleto II) ed
Innocenzo II. La
Puglia fu la regione italiana che prima fra le altre
accolse le domus gerosolimitane rosso-crociate grazie all'importanza
strategica e commerciale dei suoi porti e delle sue città. Tutto il
Meridione d'Italia venne compreso inizialmente nella provincia
templare d'Apulia e, solo in epoca sveva, indicato quale provincia
d'Apulia e Sicilia. Tra le prime fondazioni dell'ordine, oltre
quella di
Trani, va ricordata la casa di
Molfetta (documentata nel
1148),
Minervino Murge (documentata con un
atto di proprietà, infatti, qui un gruppo di templari acquistò dei
terreni coltivabili),
Barletta (1169),
Matera (1170),
Brindisi (1169)
con possedimenti nel leccese,
Bari,
Andria,
Foggia (nel periodo di transizione normanno-svevo),
Troia (anteriore al
1190),
Salpi (documentata nel
1196) e
Monopoli (documentata nel
1292). Tra le sedi più importanti, va menzionata la Casa
templare di Barletta, che ricoprì il ruolo di Casa Provinciale sino
al processo del 1312.